martedì 1 maggio 2012

Storia della Cartolina 10 - La Cartolina Postale di Stato





Il 1° gennaio 1875 entrarono in vigore nel Regno d'Italia le nuove norme sulla franchigia postale. Fino a quel momento godevano del privilegio di corrispondere in franchigia (quindi senza pagare) la famiglia reale, i parlamentari del Regno e tutti gli uffici pubblici, compresi i comuni.

Con le nuove disposizioni la franchigia illimitata veniva riconosciuta alla sola corrispondenza del Re, mentre per tutti gli uffici pubblici la franchigia era concessa con l'obbligo di affrancare le lettere con speciali francobolli di Stato, dello stesso valore di quelli previsti per la corrispondenza privata. Sempre ad inizio anno vennero emesse le cartoline postali di Stato riservate alla corrispondenza degli uffici pubblici e dei sindaci.

Questa operazione apparentemente insensata aveva un duplice scopo:
- determinare in maniera certa la spesa postale degli uffici pubblici statali e dei comuni;
- limitare gli abusi nell'uso della franchigia in particolare da parte dei comuni.

La nuova regolamentazione della franchigia durò due anni. Poi con la Legge del 30.6.1876 che approvava il bilancio di previsione dell'anno 1876, si stabilì l'abolizione dei francobolli e delle cartoline postali di Stato dal 1° gennaio 1877. Infine, nel novembre 1876 venne emesso un nuovo decreto per disciplinare la materia della franchigia.

L'aspetto curioso della vicenda che è a fronte dell'ingente spesa sostenuta si decise di non inviare al macero i francobolli e le cartoline postali di Stato già stampate ma rimaste inutilizzate. I francobolli vennero sovrastampati, mentre per le cartoline si decise di ritagliarne la cornice (per avvicinare la dimensione a quella delle altre cartoline in uso tra i privati) e di imprimervi la dicitura “ammessa alla corrispondenza privata”. Francobolli e cartoline vennero quindi venduti come normali prodotti postali.

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